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Spazio all’avventura

CAPITOLO 1
Questa è la storia ambientata nel 2002; parla di un ragazzo di nome Francesco,
aveva 21 anni e viveva in Italia a Lecco.
Adorava le auto e lavorava in un negozio di tabacchi insieme a suo padre;
avevano un’auto trovata in un vecchio garage ma era distrutta, dovevano
ripararla ma non avevano soldi €. L’auto era un Volkswagen Beetle dell’80° che tenevano nel magazzino del
negozio.
A Francesco piacevano molto le auto però in particolare quelle drifting, lui
non aveva un’auto sua, ma aveva un booster e con esso gli piaceva girare
per le vie del paese.
Aveva anche un secondo lavoro, perché lui faceva solo consegne di
materiale al negozio di suo papà, non era pagato; il suo secondo lavoro
era rifornitore di un benzinaio, riforniva le macchine che passavano per
un pieno.
Guadagnava poco perché il capo del benzinaio lo pagava solo 50€ al
mese.
Lui voleva restaurare il Volkswagen Beetle dell’80° perché era una
macchina che lo affascinava molto, perché si poteva modificare in tanti
modi: da drift, da corsa, da Baja e da accelerazione.

Francesco aveva 21 anni ma non aveva mai avuto una ragazza, ma a volte
vedeva una ragazza molto carina e ricca, perché prendeva sempre un
sacco di pacchetti delle figurine Pokémon…sinceramente piacevano anche
a lui perché da bambino le collezionava e da lì gli era rimasta questa
passione.
Suo papà aveva preso un’auto per fare le consegne che era una Golf GTI
nera, con i dettagli rossi, a Francesco piaceva molto infatti a volte
chiedeva al padre (che si chiamava Luca) se poteva prenderla per fare dei
giri sul Resegone; a volte trovava altri ragazzini che volevano gareggiare
con lui, ma non sapeva fare bene i drift e non sapeva quanto andar veloce
quindi non accettava mai le sfide.
Un giorno, alle 18 di sera, un pilota con una Ford Fiesta modificata gli
chiese se volesse gareggiare, ovviamente Francesco disse di no; l’altro
pilota capì che non era un granché come guidatore, perché aveva già visto
in passato Golf GTI che non affrontava le sfide, quindi gli propose se poteva
allenarlo nelle corse “clandestine”. (continua…di Ale Bossi)

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