Ciao!!!! Oggi vi parleremo delle piante che ci sono nei boschi!!!! Buona lettura a tutti!!!!
IL PINO NERO
Il pino nero è un albero della famiglia delle Pinacee presente esclusivamente nelle regioni montuose mediterranee. Il suo areale è estremamente frammentato in quanto si tratta di una specie relitta pioniera.
Pianta rustica, adatta ai terreni poveri e calcarei. Le foglie, lunghe e pungenti, sono di colore verde scuro mentre la corteccia è grigio-nera. Forma estesi boschi nella fascia submontana lungo le valli alpine nei settori più esterni. E’ stato fortemente diffuso dall’uomo per la sua capacità di colonizzare ambienti difficili.
IL LARICE
Larix è un genere di conifere appartenenti alla famiglia delle Pinaceae. Vi appartengono i larici con l’unica specie europea presente in Italia: Larix decidua Miller.
Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione: Gymnospermae
Classe: Coniferae
Famiglia: Pinaceae
Originario delle montagne dell’Europa centrale (Alpi, Carpazi, Tatra). In Italia è molto comune in tutte le Alpi, dove si spinge anche a quote molto elevate (oltre i 2.500 metri). Dove il bosco lascia il posto alle praterie alpine si incontrano individui isolati, deformati dal vento e dalla neve.
Caratteristiche generali
Dimensione e portamento
Albero alto fino a 40 metri.
Tronco e corteccia
Tronco cilindrico e chioma aperta e rada. I rami di primo ordine orizzontali, mentre quelli di secondo ordine sono penduli.
Foglie
Foglie decidue (lunghe 2-4 centimetri), aghiformi, molli e non pungenti, distribuite a spirale tutt’attorno al ramo sui macroblasti riunite invece a fascetti di 20-30 sui brachiblasti. Colore verde chiaro che diventa giallo oro in autunno.
Strutture riproduttive
Fiori unisessuali, coni maschili gialli, femminili rossi, fioritura ad aprile maggio; dopo l’impollinazione diventano bruni, si allungano fino a 4 cm e persistono a lungo sul ramo, anche per anni.
Usi
Il legno di larice è conosciuto fin dall’antichità per la sua durata e robustezza. Per la facile lavorazione, il suo bel colore rosso intenso, è apprezzato nei lavori di falegnameria, specie per gli esterni. Immerso in acqua, diviene resistentissimo. Come altre conifere, dalla resina si estrae la trementina (trementina di Venezia). La corteccia è impiegata per l’estrazione dei tannino.
Indicazioni selvicolturali
Il lariceti svolgono sia funzione di produzione che di protezione, la funzione di protezione è ben svolta considerando il rapido accrescimento, il fusto robusto e le radici profonde. Tuttavia la chioma caducifoglia impedisce l’intercettazione delle precipitazioni, è quindi preferibile la consociazione con altre specie come l’abete rosso o latifoglie.
Per i lariceti di produzione, il sistema più usato è quello del taglio marginale, che consiste in tagliate a raso di 0,1 – 0,5 ettari di forma rettangolare o circolare che favoriscono la rinnovazione naturale. Se si attua la rinnovazione artificiale, si piantano 3000 piantine ad ettaro che poi dovranno essere diradate fino ad un minimo di 500 – 600 piante. I lariceti più produttivi contengono 200 – 300 piante ad ettaro.
I CEDRI
Generalità
Il Cedro (Citrus medica) sembra sia originario dell’India e della Birmania.
Di questo agrume si hanno antichissime testimonianze. Dalla Persia è arrivato nei Paesi Mediterranei e, probabilmente nel III secolo a.C., in Italia.
Forma arbusti o piccoli alberi, alti fino a 8 metri, con rami spinosi e portamento irregolare.
Le foglie, ovali-oblunghe, con margine dentato, medio-grandi, sono rossicce appena emesse e poi verde scuro.
I fiori sono grandi e in boccio rosso-violacei. Quando si aprono hanno interno bianco ed esterno soffuso di viola. Riuniti in racemi all’apice dei rami, possono essere ermafroditi o maschili per aborto del gineceo. Ha fioritura continua, con flussi principali in primavera e autunno.
I frutti sono grandi, oblunghi od ovali, a superficie liscia o rugosa e piena di protuberanze. con epicarpo spesso e polpa suddivisa in 5-12 segmenti che contengono numerosi semi monoembrionici.
La maggiore importanza economica del cedro deriva dalla scorza che viene utilizzata per la preparazione di canditi, acqua e sciroppo di cedro e per l’estrazione di olii essenziali. Con il succo si preparano bibite. In medicina si utilizza per la preparazione di infusi.
Non molto resistente alle basse temperature, d’inverno il cedro si può defogliare per poi riprendere l’attività vegetativa in primavera.
Varietà
Le cultivar sono divise in due gruppi: cedri acidi e cedri dolci. Le prime, come la specie tipica, hanno fiori e germogli rosso-violocei e polpa acida; le seconde hanno fiori bianchi e polpa più dolce. Tra i cedri acidi ricordiamo la Diamante (o Liscia), la Etrog e la Mano di Budda (con frutti ornamentali privi di polpa); tra le cultivar dei cedri dolci ricordiamo la Corsican e la Salò.
Una certa importanza hanno assunto i cosiddetti limoni cedrati, che possono essere considerati come degli ibridi fra limoni e cedri, producenti frutti che ricordano il cedro per la pezzatura e lo spessore della buccia, abbastanza idonea alla candidatura, mentre simile al limone è l’aspetto della pianta, che risulta meno esigente del cedro per quanto riguarda la temperatura.
CIPRESSO COMUNE
Specie esotica.
E’ un albero sempreverde originario della regione mediterranea orientale ed è importato probabilmente dall’Isola di Cipro (Cyprus) in epoca remota, sembra dagli Etruschi.
In Puglia è ampiamente utilizzato per scopi ornamentali nei parchi, nei giardini, nei viali, e sporadicamente nei rimboschimenti, per viali frangivento, in consociazione con altre conifere.
E’ utilizzato anche per alberature stradali e in agricoltura per viali frangivento.
Il Cipresso comune ha un legno molto duro, resinoso, con l’odore aromatico e pregiato per la fabbricazione di mobili.
– horizontalis
– pyramidalis
Il ‘Pyramidalis’, ha rami eretti, appressati al tronco e la chioma è strettamente affusolata.
L’ Horizontalis’, più conosciuto, ha portamento elegante, slanciato, colonnare e chioma a forma conica piramidale, densamente ramoso, ramificato fin dalla base.
I galbuli, sferici, 2-4 cm, sono disposti in piccoli gruppi; immaturi sono di colore verde chiaro, formati da 5-8 paia di squame appressate. A maturità lignificano e appaiono di colore grigio-giallastro; le squame a forma di scudo in estate si aprono e favoriscono la caduta dei semi.
LA FARNIA
Classificazione, origine e diffusione
Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione: Angiospermae
Classe: Dicotyledones
Famiglia: Fagaceae
Originaria dell’Europa e del Caucaso. Ama i climi temperato-freddi, tipici delle pianure alluvionali e dei fondovalle di bassa quota (non si spinge oltre gli 800 metri). In Italia non è presente sulle isole.
Foglie di Farnia (foto www.agraria.org)
Frutti di Farnia a inizio estate (foto www.agraria.org)
Farnia (foto http://davesgarden.com)
Caratteristiche generali
Dimensione e portamento
Albero maestoso che può raggiungere i 50 metri di altezza. Chioma molto ampia e rami che, con il passar del tempo, diventano sempre più massicci, nodosi e contorti.
Tronco e corteccia
Il tronco diritto tende ad allargarsi alla base. La corteccia, all’inizio liscia e opaca, diventa presto rugosa, brunastra e fessurata.
Foglie
Foglie decidue, glabre e un po’ glauche, lunghe fino a 12 cm. Il picciolo quasi assente (al massimo 5 mm) è nascosto dalla base della lamina che si prolunga in due orecchiette.
Strutture riproduttive
I fiori maschili sono giallognoli, quelli femminili si trovano a 1-3 su lunghi peduncoli. Le ghiande oblunghe, brune a maturità (in un anno), sono ricoperte da una cupola rivestita di squamette romboidali appressate.
Usi
E’ una delle essenze forestali più pregiate. Il legno è duro e resistente.
I frutti sono molto apprezzati dai maiali.
Si distingue facilmente da Rovere e Roverella perché il picciolo è quasi assente e le ghiande sono sorrette da un lungo peduncolo.
CILIEGIO MONTANO
Il Ciliegio Montano è un piccolo albero, alto sino a 6 (10) m, o più spesso arbusto, a rami divaricati e ramuli spessi penduli, stolonifero.
Il Ciliegio Montano ha foglie alterne, con picciolo (1-2 [3] cm) sprovvisto di ghiandole, dalla lamina ovato-ellittica (6-8 [12] x 3-4 cm), brevemente cuneata alla base, minutamente e doppiamente dentata ai margini, acuminata all’apice, liscia e glabra sulle due pagine.
Fiori ermafroditi, in corimbi peduncolati (2-4 cm) paucifiori; calice a lacinie acute, dentate e ghiandolose; corolla a petali obovati o rotondati (8-12 mm) bianchi.
Il frutto del Ciliegio Montano è una drupa globosa (10 mm), appiattita alla base, di colore rosso o nero porporino, glabra, non pruinosa, pendula, succosa, di sapore acidulo, con epicarpo non aderente alla polpa. Nocciolo globoso e liscio. Fiorisce in aprile-maggio.
Il Ciliegio montano è specie eurasica, spontanea dai Balcani all’India, coltivata e naturalizzata in tutto l’emisfero boreale; in Italia è presente in tutta la penisola e le isole, sia in coltivazione che inselvatichita, nei boschi e nelle siepi.
Pianta di poche esigenze, il Ciliegio Montano si adatta ai terreni più diversi e si spinge sino a 1800 m. Il legno, di colore bianco-rosato con durame bruno, è semiduro ed è idoneo a lavori di tornio e intaglio.
I frutti sono eduli e si usano nella produzione del Maraschino.
ABETE BIANCO
Classificazione, origine e diffusione
Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione: Gymnospermae
Classe: Coniferae
Famiglia: Pinaceae
Aree montuose dell’Europa occidentale, centrale e meridionale. In Italia, è frequente sulle Alpi, soprattutto orientali, ed è presente sugli Appennini in nuclei sparsi e disgiunti, sino alla Calabria (Sila, Serra S. Bruno, Aspromonte).
Alberi e strobilo di Abete bianco
Abete bianco – Abies alba Mill.
Caratteristiche generali
Dimensione e portamento
Albero con portamento colonnare e chioma a forma conico-piramidale. Caratteristica la sua punta a “nido di cicogna”. Raggiunge altezze di 40-50 m.
Tronco e corteccia
Tronco diritto colonnare presenta una scorza liscia, grigio argenta che solo nei vecchi esemplari diventa opaca e rugosa a partire dalla base.
Foglie
Gli aghi sono pettinati appiattiti e lunghi fino a 3 cm, presentano base ristretta e apice arrotondato; la pagina superiore è verde scuro lucido, quella inferiore bianco azzurrina.
Strutture riproduttive
I coni maschili laterali, fitti, cilindrici, giallo-verdastri con squame purpuree; quelli femminili eretti sono portati sui rami più alti che hanno un aspetto ricco per le lunghe brattee sporgenti orizzontalmente.
Usi
Essenza forestale molto importante.
Fornisce un legname di minore qualità rispetto all’abete rosso, ma molto impiegato in falegnameria e nell’industria cartaria.
Indicazioni selvicolturali
L’abete bianco è tra le specie che nel nostro Paese ha maggiormente beneficiato della diffusione effettuata dall’uomo. Già a partire dall’anno 1000 d.C. la sua coltivazione ha avuto un forte sviluppo soprattutto grazie all’azione dei monaci (es. Vallombrosa e Camaldoli), in concomitanza con una grande richiesta di travi da opera dovuta allo sviluppo delle città. In passato la tipologia di trattamento più utilizzata era il taglio raso con rinnovazione artificiale posticipata con turni di 100 – 120 anni.
La tendenza attuale è quella di trasformare le abetine pure in boschi misti con strutture disetanee trattate con tagli a piccolissime buche e rinnovazione naturale
Nei boschi misti alpini con abete rosso e/o faggio l’unico trattamento adottato è il taglio saltuario con interventi ogni 10 – 15 anni.
Speriamo che il nostro articolo vi sia piaciuto!!!!!! (dovrebbe leggerlo la Danila)
Le vostre reporter,Elena ed Erika C.
11 Responses to “GLI ALBERI E IL BOSCO”
Cara Elena, che articolo pieno di profumi di bosco!! Brava! Avrei una domanda per te: ci puoi spiegare cosa sono le indicazioni selvicolturali? ❓
Sara,non l’ho fatto solo io ,l’ho fatto insieme a Erika c.:mrgreen:
Allora la domanda è x entrambe…
si ti rispondiamo subito (tra 30 minuti per mangiare)!!!!!!!!!!!!!
indicazioni selvicolturali= indicazioni sulla cultura e sull’aspetto
cultura o coltura? e poi di cosa?Il vostro dizionario è un po’ impreparato 😆
Elena, nn proprio sull’aspetto!!!! Cmq brava Elena, e brava a me stessa 😳 !!!!!! Ele, ma nn abbiamo risposto fra 30 min, ma dopo 40 min!!!
scusa…comunque brava anche a te!!!!!!!!!!!!
Sara, fa niente se alcune indicazioni le abbiamo prese da internet e dai libri: nn abbiamo un cervello (io nn ce l’ho!!!) che sa tutto!!! Alcune frasi le abbiamo copiate, mentre altre le abbiamo riassunte con parole nostre!!!!! Brava Elena e me stessa!!!! 😳
Certo che siete state brave, però perchè non approfittarne per capire quello che si copia?
noi abbiamo prima letto e capito(poco)le frasi e le immagini:capito tutto