Traccia: Immagina di essere Capitan Gamba di Gesso, quando, ormai vecchio, decide di scrivere la sua autobiografia per lasciare memoria di sé presso i posteri. Ripensando ai tuoi esordi di giovane e inesperto marinaio, ti torna in mente quella spedizione che ti ha trasformato in un capitano leggendario e temibile, degno di compiere missioni persino per conto del re di Spagna. Racconta questo episodio in forma autobiografica.
Era una calda giornata invernale, quando una persona a me sconosciuta entrò in casa mia e mi disse che da quel giorno avrei dovuto fare il marinaio. Io rimasi sorpreso a quelle parole, perchè non sapevo niente di barche. Dopo alcuni giorni mi arrivò una lettera, dal re di Spagna, in cui si diceva che il giorno seguente sarei partito con altre persone su una nave per andare in Turchia a commerciare tappeti. Io ero molto spaventato, avevo paura che fossi l’unico sull’imbarcazione a non saperne niente, e che non sarei resistito più di due giorni, perchè soffro il mal di mare.
La mattina seguente sapevo che mi sarei dovuto presentare al porto, invece mi chiusi in casa e mi nascosi nell’armadio, sperando che si dimenticassero di me. Invece cinque minuti dopo arrivò un gruppo di soldati a casa mia e, trovando la porta chiusa, la sfondarono e capirono che ero nell’armadio, perchè mi ero messo a piangere:fu così che mi trascinarono sulla nave. Una volta lì mi rassicurai quasi subito, perchè scoprii che non ero l’unico a non essermi presentato. Quando la nave partì, il capitano mise subito in chiaro le cose: lui era l’unico esperto, i marinai dovevano stare zitti, altrimenti sarebbero stati legati e gettati in mare; i marinai avrebbero dovuto lavorare duramente e sottostare agli ordini del capitano. Tutti però si aspettavano che anche lui lavorasse, invece stava tutto il giorno in cabina a dormire. Io ero stato messo al timone, e mi resi conto che il mio era il compito più facile, solo che non sapevo da che parte fosse la Turchia, quindi procedevo a caso.
Dopo una settimana circa di viaggio, le rive si erano strette sempre di più intorno a noi e sembrava che stessimo navigando in un fiume: io avevo qualche dubbio, volevo chiedere al capitano se si trattasse di un fiume o di un mare, ma lui ci aveva ordinato di stare zitti e per questo non parlai. Quel giorno però successe una cosa orribile: tutti i marinai, tranne me, si misero a parlare tra loro poichè pensavano che, visto che il capitano dormiva, non poteva sentirli. Lui invece si alzò, li legò, e li gettò in mare: sulla nave ero rimasto solo io col capitano, ma lui era furioso con me, perchè, prendendo in mano la carte nautiche, aveva capito che stavamo navigando lungo un fiume che attraversava tutta l’Africa. Iniziò a legarmi e io, per difendermi, gli dissi che un marinaio mi aveva minacciato, dicendomi che non mi avrebbe ucciso solo se fossi entrato nel fiume: il capitano ci cascò e io fui salvo.
Pochi giorni dopo uscimmo dal fiume e, contro ogni aspettativa, ci scontrammo con un iceberg. Il capitano nello scontro perse la vita, e io rimasi da solo su una nave che non poteva muoversi: ero terrorizzato. Decisi di scendere, per cercare di liberarla dall’iceberg in cui si era incagliata. Quando finalmente ci riuscii la nave ripartì, e io non potevo raggiungerla, anche perchè l’iceberg era circondato da animali. A prima vista mi sembravano squali, ma poi capii che erano delfini: così salii sul dorso di uno di essi e lasciai che mi portasse dove voleva. Con mia grande sorpresa essi mi accompagnarono vicino alla nave, e per rigraziarli li feci salire a bordo, in una vasca che costruii appositamente per loro. I delfini mi indicarono la strada per la Spagna e, visto che fui l’unico a rientrare in patria, tutti mi acclamarono e diventai un marinaio leggendario e temibile. Dopo aver liberato i delfini, decisi di conservare il loro ricordo. E così feci costruire sulla prua una polena a loro immagine, perchè mi facessero ancora da guida.
Poi mi avventurai in un nuovo viaggio nel 1471, ma quella volta con marinai esperti. Mi imbarcai sulla caravella Seconda del Mar, ma di questa storia purtroppo ho solo lontani ricordi.
Gabriele Castagna
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